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Vino e marketing, Trebbiano Toscano, Galestro: nascita e successo del Capsula Viola

La nascita del Galestro fu un successo. Sinonimo di freschezza e leggerezza, il Capsula Viola a base di Trebbiano Toscano, conquistò le calde estati italiane dei primi anni degli anni '80.





Una giornata d'estate al mare, una calda domenica di Agosto. Sono seduto al piccolo tavolo del mio ristorante preferito, sono a un passo dalla spiaggia, lo sguardo si perde oltre le file colorate di ombrelloni, fin giù verso il blu dell’orizzonte. Una leggera brezza marina trasporta nell'aria il profumo della salsedine, e da lontano, tra il vociare dei bagnanti arrivano dolci, le note de “Il vento caldo dell'estate” di Alice.

Ho già ordinato il solito spaghetto alle vongole veraci e frittura mista di paranza, nell'attesa il cameriere con giacca bianca e papillon, stappa una bottiglia gelata di vino, me ne versa un bicchiere: colore paglierino, riflessi verdognoli; annuso i sentori fruttati mentre osservo distratto la bella etichetta. Era il 1980 e quella che stavo bevendo era la prima annata del Galestro Capsula Viola.

Fresco, leggero, rivolto ad un pubblico informale, diventò ben presto l'immancabile compagno da sposare con un bel piatto di pesce. Poco distante da lì, questo vino ebbe un successo enorme.

Ma dietro il fenomeno Galestro c’è una storia mirata di marketing, che nasce in Toscana patria di questo vino e, nello specifico nella zona del Chianti.

Il “Galestro Capsula Viola” come dicevo, fu prodotto per la prima volta con l'annata 1980, nell'ambito di un progetto che già dieci anni prima aveva riunito Marchesi Antinori con altri importanti produttori toscani quali Frescobaldi, Ruffino e Ricasoli.
Come da disciplinare, inizialmente, sappiamo che nell'uvaggio del Chianti era prevista, oltre al vitigno Sangiovese, anche l’aggiunta di uve a bacca bianca, quale la Malvasia ed il Trebbiano. Con questo espediente il ruvido Sangiovese veniva come dire “ammorbidito” per essere subito pronto alla beva.

Era un Chianti senza troppe pretese e non adatto all'invecchiamento, ma che riscuoteva comunque un buon successo all'estero nella sua caratteristica bottiglia a fiasco.

Negli anni ’70 alcuni produttori cominciarono a modificare questo disciplinare, in un ottica di valorizzazione del vitigno Sangiovese, le cui potenzialità, vinificandolo in purezza con i nuovi sistemi di vinificazione, erano risultate eccellenti. Si arrivò così ad eliminare totalmente i vitigni a bacca bianca e tra questi la presenza predominante del Trebbiano.

Il risultato che ne conseguì fu la nascita del Chianti che oggi conosciamo, un vino di assoluta qualità e grande pregio, fiore all'occhiello della nostra enologia.

Ma il problema che subito si evidenziò fu quello di come utilizzare le uve Trebbiano presenti in maniera così rilevante nel territorio del Chianti, questo vitigno autoctono andava in qualche modo preservato.

Nacque così, attraverso un' importante operazione di marketing, il Consorzio del Vino Galestro, il cui nome deriva dal caratteristico suolo (friabile e roccioso) tipico della zona del Chianti.

Il successo che questa nuova tipologia di vino bianco generò, giocò a favore a far sì che i viticoltori votassero a favore del nuovo disciplinare del Chianti DOCG.

Il Capsula Viola perderà poi la denominazione "Galestro" con l'annata 2002, chiamandosi soltanto “Capsula Viola”. Un vino che oggi ritroviamo presente nelle nostre tavole e che ben si evidenzia proprio per la sua note di freschezza e del suo moderato grado alcolico.

Il Capsula Viola di Santa Cristina viene prodotto dalla storica azienda dei Marchesi Antinori, l’annata 2011 si caratterizza per un bel colore giallo paglierino con riflessi verdognoli. Il profumo è tipico e ricorda i fiori d’arancio, gli agrumi con note di pesca bianca. Al palato è morbido, sapido, un vino dalle leggere note fruttate che ben si bilanciano alla sua grande freschezza. Ottimo come aperitivo e con piatti di pesce delicati.

Un vino da accompagnare anche ad un allegro barbecue tra amici, come alternativa al pesce ecco allora questi semplici e sfiziosi spiedini di pollo.

Il pollo è una delle carni bianche più utilizzate in cucina ma, spesso, ci riduciamo a prepararlo alla griglia o impanato. Questa carne, però, è particolarmente versatile e proprio per questa ragione quella che vi propongo una ricetta alternativa che vi permetterà di servire il pollo in maniera un po' diversa dal solito ed andrà benissimo anche come cena per i vostri bambini: gli spiedini di pollo con verdure e mele.

INGREDIENTI
12 pezzi di petto di pollo
100 ml di miele
succo di limone
1 peperone
1 zucchina
1 mela
salsa di soia
la buccia di mezzo limone
peperoncino secco


PREPARAZIONE
Iniziamo col lavare bene le verdure, peperone, zucchina e mela senza sbucciarla. Li asciughiamo con un canovaccio e procediamo a tagliare la zucchina a rondelle non troppo fini, il peperone a pezzetti di circa 1 centimetro per lato e la mela a spicchi. A parte tagliamo il pollo a cubetti anche questi di circa 1 cm per lato. Utilizzando i bastoncini di legno specifici per gli spiedini, infilziamo la carne e le verdure alternando un pezzo di pollo con uno di verdure, prima le zucchine, poi i peperoni ed infine le mele. Una volta ottenuti gli spiedini prepariamo una marinata con  il miele, il succo di limone, la salsa di soia, la buccia di limone ed il peperoncino. Versiamo il tutto in un contenitore abbastanza grande da farvi entrare interamente gli spiedini  e lasciamo a macerare in frigo per alcune ore. Trascorso il tempo indicato non resta che cuocerli, sul barbecue precedentemente preparato. Una spruzzatina di succo di limone e serviteli in tavola ancora caldi.

A proposito, sono ancora seduto al piccolo tavolo del ristorante, pago il conto, entro nella mia Citroën Dyane color azzurro mare, accendo la radio, le note dei The Buggles con “Video killed the radio star” mi accompagnano verso casa in questa calda domenica di Agosto del 1980…in my mind and in my car, we can't rewind we've gone to far…

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