Record di affluenza a questa IV edizione di Enotica. La
festosa “orda selvaggia” dei "natural wine lovers" conquista di nuovo il Forte rinnovando il pacifico assalto al grido di “viva l'anarchia!”
<Sul forte sventola bandiera bianca>. Alle ore 20:00 di domenica 16 marzo è scattata la resa incondizionata. Gli artigiani del vino in lenta ritirata, con i volti stanchi ma soddisfatti, lasciano le fredde celle che li ospitava...
<Sul forte sventola bandiera bianca>. Alle ore 20:00 di domenica 16 marzo è scattata la resa incondizionata. Gli artigiani del vino in lenta ritirata, con i volti stanchi ma soddisfatti, lasciano le fredde celle che li ospitava...
Sul campo di battaglia solo i resti delle migliaia e
migliaia di bottiglie stappate dove il sangue di bacco, ancora trionfante, è
uscito copioso e scorrendo è passato da bicchiere in bicchiere, inebriando e colorando i volti della moltitudine di appassionati assetati, e tra musica e canti si è rinnovato ancora quell'eterno baccanale che mai smetterà
di affascinare.
Una tre giorni che ha visto protagonista e portabandiera il
vino critico, cioè quello di provenienza certificata e senza speculazioni sul prezzo, quello che deve rispettare l’ecosistema e che non sia deviato dalla produzione agricola
industriale di massa.
Lo spirito di Enotica si può riassumere con questo messaggio che è anche quello di esaltare i prodotti degli
artigiani del vino e dei cibi biologici e biodinamici nell'incontro con i
consumatori, per favorirne il consumo critico e consapevole e che presuppone la
conoscenza dei prodotti.
La primavera ha così rinnovato questo grande appuntamento
capitolino che dal 14 al 16 marzo nella consueta e suggestiva location del
Forte Prenestino, ha visto lo svolgersi di un ricco programma fatto di
degustazioni di vino biologico e biodinamico, mostre, concerti, cabaret e cibi ad alto tenore afrodisiaco. Un vero e proprio festival del vino e della sensualità, in cui la
condivisione di un buon bicchiere di vino si unisce alla musica, all'arte,
alla poesia. Un incontro di piaceri attraverso un sentiero sensoriale che si
snoda tra le 100 celle sotterranee del famoso centro sociale romano.
Il breve report che segue a nostro avviso vede
il confermarsi di aziende che hanno mantenuto un livello di qualità costante insieme a qualche eccellente novità.
La prima conferma riguarda Vigneti Vallorani, l'azienda marchigiana dove Rocco e Stefano continuano a riversare la loro passione e professionalità,
sia in vigneto che in cantina. Il privilegio di degustare poi il loro Konè, un rosso
piceno superiore, è un'ulteriore conferma dell'alto livello qualitativo
raggiunto. L’aromaticità delle migliori uve di Sangiovese e Montepulciano e la
complessità data dall'affinamento per 14 mesi in barrique di rovere francese,
fanno di questo prodotto una delle espressioni più prestigiose di questo territorio. La parola Konè infatti,
nel dialetto piceno, indica qualcosa di prezioso, capace di coniugare forza ed
eleganza, come dimostra di possedere questo vino.
Presenti come sempre I Botri di Ghiaccioforte di Giancarlo Lanza e Giulia
Andreozzi. Il loro Morellino è sempre una felice riscoperta, un vino di grande tradizione e per dirla alla francese di grande terroir, che affonda le sue radici in un contesto storico culturale antichissimo.
Andando più a nord incontriamo l'ormai affermata azienda
friulana Foffani che nella scorsa edizione di Enotica ci ha fatto apprezzare
il Merlot Bianco ormai diventato un vero e proprio best seller. Ma tutta la gamma dei loro vini risulta essere di impeccabile
fattura, anche se gli autoctoni meritano un’attenzione particolare come il bianco
Friulano (già Tocai Friulano) insieme al Refosco dal peduncolo rosso. Sono
vini di spiccata personalità, dagli inconfondibili profumi accompagnati da un
corpo tutto da gustare per le sue sfaccettature di morbidezza, complessità ed
acidità.
Tra le nuove proposte degustate sono emersi, su tutti, un
interessante Vermentino Nero dell'azienda Terre Apuane. Siamo in Toscana e precisamente a Carrara, nel
cuore delle Alpi Apuane. Non troviamo quindi solo marmo in questo territorio, ma anche questo
delizioso vino che è una vera e propria rarità enologica. Molti saranno stupiti
dall'accostamento di questo nome di vitigno con il colore che lo definisce.
Siamo infatti più abituati a sentire parlare di Vermentino bianco, una varietà
in via di nuove ed interessanti affermazioni. Eppure in questo caso, proprio di
"nero" si tratta. L'origine di questa varietà non è ancora nota, e
come succede del resto per l'origine del Vermentino bianco, riceverà forse
chiarimento dagli studi in corso condotti da storici e ampelografi. Il colore
profondissimo, quasi nero, all'olfatto è intenso e persistente, fine con un ampio fruttato dal
quale emerge poi la mora e il mirtillo. In bocca è morbido, in ottimo
equilibrio tra trama tannica e acidità. Di rilievo anche il Bianche Forme un
bianco elegantissimo prodotto da uve Vermentino con un saldo di Albarola e
Malvasia.
A seguire due produttori umbri. Mani di Luna in quel di
Torgiano, che è quello risultato avere, insieme a pochi altri, il classico
physique du rôle del viticoltore naturale, voglio dire di quello che sa che la
terra è bassa e...ci si sporca le mani. Come lui stesso ama affermare: “le mani
tracciano il percorso e la luna ne scandisce i ritmi”. Buono il suo La Cupa, un
Sangiovese Umbria IGP del 2011. Sangiovese e un piccolo saldo di Sagrantino. La
quintessenza del superbiodinamico con tanto di pigiatura con i piedi!
Per tutti i merlot lovers, consiglio di assaggiare il merlot dell'azienda Trenta Querce. A Lugnano in Teverina in provincia di Terni, si produce
quello che loro definiscono un "merlot di stile nordico", un vino dal gradevole aroma fruttato, con un bouquet pieno, fragrante e con un tenue profumo di
rosa, è ancora leggermente astringente; è un merlot giovane e sicuramente
acquisterà più complessità negli anni a venire. L'azienda è anche un agriturismo,
un piccolo rifugio immerso nel verde dove magari passare un piacevole week end.
Da oltralpe, per concludere questo mini tour enoico, incontriamo i nostri cugini francesi arrivati direttamente dal Languedoc. L'azienda Domaine de Gabelas è adagiata su terreno caratterizzato dal classico color rosso che è tipico di questa zona del sud ovest di Saint Chinian. Tutti
i loro vini, dal primo all'ultimo, sono risultati praticamente eccellenti e dal
rapporto qualità prezzo formidabile. Il Rosè 2012 da uve Sirah e Grenache si presenta con un
bellissimo color salmone, un boquet ampio con aromi fruttati di uva spina e
fragola, fine ed intenso, un rosato tipico di queste zone, dal grande impatto
gustativo. Le Saint Chinian Cuvée Tradition 2008 è invece vinificato con un insieme di diverse varietà di vitigni della zona di St Chinian. Al naso risulta subito piacevole con caratteristici sentori di frutti neri e macchia mediterranea. Il Juliette 2009 La Quintessence, sempre da vitigno Syrah (Alley) e un saldo
di Grenache (Olivette). Al naso è intenso di frutti rossi con note di cuoio e
tartufo e delicatamente boisè. Finale lunghissimo. 12 mesi di
affinamento in rovere francese di Bordeaux. Infine quello che è da considerare il marchio di fabbrica di questa azienda, il vino che vuole riassumere in se tutta l'identità di questo territorio, il Terres Rouges 2008 nasce da uve Sirah,
Grenache e un piccolo saldo di Carignan. Al Palato è pieno, carnoso e ben
sostenuto da tannini fini con note decise di liquirizia e viola che si alternano in rapida
successione. Un finale lunghissimo, un grande vino da riservare per un lungo
invecchiamento.
Arrivederci alla prossima edizione di Enotica
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