Dal 10 al 12 maggio 2014, a Egna e Montagna, tornano le Giornate altoatesine del Pinot Nero, una delle grandi “classiche” dell’Alto Adige, giunta alla sua sedicesima edizione
Uva difficile, scorbutica e lunare, dai tratti femminili, capace di regalare emozioni, sogni e generare poesie. Il Pinot nero non sarà mai per tutti, ma solamente per coloro che vivono di intense emozioni
Originario della Borgogna, si è felicemente installato e oggi è diffusamente coltivato in tutte le regioni vinicole del mondo dal Cile alla California, dall’Australia alla Nuova Zelanda, dalla Germania alla Svizzera senza dimenticare, naturalmente, il “paradiso dei vini” cioè l’Italia
Si ritiene che appartengano alla famiglia dei Pinot oltre 1.000 diverse varietà. Questo vino considerato di gran classe presenta un’uva a bacca nera, la quale è la più usata nella produzione di spumanti fra cui lo Champagne.
La dimensione e la forma del grappolo d’uva di Pinot nero e gli acini così fitti lo caratterizzano e lo fanno sembrare ad una pigna a tal punto da chiamarlo così. Quindi sembra che questo termine pinot derivi da “piccola pigna”.
Plinio il Vecchio lo cita nell’opera “Naturalis Historia” nel libro XIV a testimonianza del fatto che già in quell’epoca godeva di una certa notorietà. Lui non fu il solo a citare nelle sue opere il Pinot nero, fu presente anche in quelle di Columella. Inoltre fu presente su un documento di ringraziamento dell’Imperatore Costantino del 312 dove si cita la sua origine ancor prima del III-IV sec. dopo Cristo e la sua qualità del vitigno nella Còte des Nuits.
Dopo la comparsa della fillossera, i Romani portarono nel sud della Francia i genotipi originari del Pinot nero coltivato in Oltrepò da loro e ne reimpiantarono e selezionarono le attuali varietà.
Le viti che crescevano in modo spontaneo e selvatico venivano domesticate. Le terre da coltivare e da bonificare e il recupero dei vecchi vigneti con talee cresciute dai nuovi semi incrociatisi furono assegnate dopo la caduta dell’Impero Romano da Carlo Magno ai benedettini, prima, e ai monaci, dopo.
Per secoli lo si chiamava col nome “Plant” e dalle invasioni del Gamay tra il XIV e XV sec. fu protetto dai Duchi di Bourgogne.
Il Pinot Nero è infatti un incrocio spontaneo tra Traminer e Pinot Meunier, viti considerate quasi selvatiche. Si sono creati altri importanti vitigni europei con l’apporto di Pinot nero grazie anche alla scoperta della genetica molecolare e del DNA.
Si ritiene che appartengano alla famiglia dei Pinot oltre 1.000 diverse varietà. Questo vino considerato di gran classe presenta un’uva a bacca nera, la quale è la più usata nella produzione di spumanti fra cui lo Champagne.
La dimensione e la forma del grappolo d’uva di Pinot nero e gli acini così fitti lo caratterizzano e lo fanno sembrare ad una pigna a tal punto da chiamarlo così. Quindi sembra che questo termine pinot derivi da “piccola pigna”.
Plinio il Vecchio lo cita nell’opera “Naturalis Historia” nel libro XIV a testimonianza del fatto che già in quell’epoca godeva di una certa notorietà. Lui non fu il solo a citare nelle sue opere il Pinot nero, fu presente anche in quelle di Columella. Inoltre fu presente su un documento di ringraziamento dell’Imperatore Costantino del 312 dove si cita la sua origine ancor prima del III-IV sec. dopo Cristo e la sua qualità del vitigno nella Còte des Nuits.
Dopo la comparsa della fillossera, i Romani portarono nel sud della Francia i genotipi originari del Pinot nero coltivato in Oltrepò da loro e ne reimpiantarono e selezionarono le attuali varietà.
Le viti che crescevano in modo spontaneo e selvatico venivano domesticate. Le terre da coltivare e da bonificare e il recupero dei vecchi vigneti con talee cresciute dai nuovi semi incrociatisi furono assegnate dopo la caduta dell’Impero Romano da Carlo Magno ai benedettini, prima, e ai monaci, dopo.
Per secoli lo si chiamava col nome “Plant” e dalle invasioni del Gamay tra il XIV e XV sec. fu protetto dai Duchi di Bourgogne.
Il Pinot Nero è infatti un incrocio spontaneo tra Traminer e Pinot Meunier, viti considerate quasi selvatiche. Si sono creati altri importanti vitigni europei con l’apporto di Pinot nero grazie anche alla scoperta della genetica molecolare e del DNA.
Nell’anno 1838 è stato annotata la varietà “Bourgoigne noir” in Alto Adige, acquistando barbatelle dall’Associazione Agraria del Tirolo e Vorarlberg. Col passar degli anni, Edmund Mach, fondatore dell’Istituto Agrario San Michele all'Adige, nel 1894 ha reso pubblica la sua prima descrizione analitica di vini Pinot nero.
Il programma inizierà sabato 10 alle ore 11:00 dove è prevista, presso il Castello d'Enna a Montagna, la premiazione della 13ma Edizione del Concorso Nazionale Pinot Nero 2014 e l'inaugurazione della Festa del vino.
Il pomeriggio di sabato, alle 16, si prosegue con la degustazione verticale "Sanct Valentin" (Degustazione verticale di 8 annate scelte fra il 2002 e il 2010 di Pinot nero - “Sanct Valentin” della Cantina Sociale San Michele/Appiano (BZ) - Relatore: Hans Terzer, enologo Cantina San Michele/Appiano - presso la Sala Culturale “J.Fischer” a Montagna - Prezzo: 35,00 €, su prenotazione, 40 posti disponibili).
Ancora degustazioni guidate la domenica. Per il pubblico di appassionati l'appuntamento è per domenica pomeriggio, dalle ore 14 alle ore 22.
Vi sarà la possibilità di degustare tutti gli 80 vini che hanno partecipato al Concorso nazionale, affiancati da una selezione di ca. 25 Pinot nero provenienti da tutto il mondo. - annata: 2011 - presso la Sala Culturale “Haus Unterland” ad Egna - non è prevista prenotazione. - Prezzo d'ingresso: 20,00 €.
Si replica anche il lunedì, con lo stesso orario , dalle 14 alle 22.
Programma ed info dettagliate: www.blauburgunder.it/programma; www.blauburgunder.it/
Pagina facebook: www.facebook.com/Blauburgunder
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