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"La prima notte di quiete" di Valerio Zurlini e la Madonna del parto

Uno dei capolavori più ammirati di Piero della Francesca attraverso gli occhi di un maestro della "settima arte"


"Vergine madre, figlia del tuo figlio, umile ed alta più che creatura, termine fisso d'eterno consiglio, tu sei colei che l'umana natura nobilitasti, sì che il suo fattore, non disdegnò di farsi sua fattura"


Nella piccola chiesa di Santa Maria a Momentana, isolata in mezzo al verde delle pendici collinari di Monterchi, Piero della Francesca dipinse in soli sette giorni uno dei suoi più noti e ammirati capolavori che oggi richiama nella Val Tiberina visitatori da tutto il mondo.

La datazione esatta dell`opera è incerta, oscillando, a seconda delle teorie, dal 1450 a oltre il 1475. Non sono chiare le motivazioni della committenza né della scelta del soggetto, tema piuttosto frequente nell’iconografia spagnola, ma del tutto insolito in quella italiana. L’affresco rappresenta infatti la Vergine incinta, raffigurata in piedi al centro di una preziosa tenda damascata, i cui lembi sono tenuti aperti ai due lati da una coppia di angeli perfettamente simmetrici fra loro. Estremamente giovane, Maria è colta di tre quarti, in una posa regale, ma anche di grande realismo. La sua condizione umana è evidenziata dalla veste leggermente aperta sul corpo rigonfio e dalla gestualità naturale (comune in ogni gestante) con cui poggia una mano sul ventre, mentre l’altra è puntata su un fianco a sorreggerne il peso.

Il dipinto ornava in origine la parete di fondo dell’altare maggiore dell’antica chiesa di Santa Maria di Momentana (XIII sec.), già di Santa Maria in Silvis. Nel 1785 la chiesa fu distrutta da un terremoto che lasciò in piedi la sola parete con l`affresco. Successivamente l`opera fu staccata a massello dal muro ed inserita nella Cappella del cimitero. A partire dalla sua riscoperta nel 1889, in momenti diversi del secolo scorso l’affresco fu più volte mutato di sede, venendo prima staccato dalla parete originaria per ragioni conservative e in seguito restaurato. Attualmente si trova nel Museo della Madonna del Parto del Comune di Monterchi, ma la sua collocazione definitiva è tuttora oggetto di contenzioso tra il comune stesso, la Soprintendenza dei Beni Culturali e la Diocesi.

Il museo della Madonna del Parto di Monterchi


La prima notte di quiete è un film del 1972 diretto da Valerio Zurlini. Il titolo è mutuato dal poeta tedesco Goethe: l’allusione è ad un verso dell’autore che si riferisce alla morte come prima notte in cui “si dorme senza sogni”.

Il protagonista Alain Delon, al culmine della sua bellezza fisica, è Daniele Dominici, un professore di liceo, che neppure l'amore per la giovane Vanina riuscirà a salvare da un tragico destino.

In una Rimini d'inverno, malinconica e crepuscolare, si muovono la storia e i personaggi; tutto è avvolto sotto il segno della precarietà e della morte, con le cadenze di un melodramma disperato e dove fin dai titoli testa si viene immediatamente calati nell'atmosfera decadente che permea l’intera pellicola. Restaurato da Philip Morris nel 2000 è un film che vi consiglio vivamente di vedere.

Regista colto, schivo, spesso isolato,Valerio Zurlini ha inseguito con rigore l’idea che il cinema, essendo un’arte, ha il dovere morale di svelare l’essenza dei sentimenti. Nei suoi lavori troviamo sempre traccia di quel senso estetico ricco di poesia che si manifesta nella disperata ricerca di un eterna bellezza ormai perduta. Ed il racconto che Daniele Dominici fa a Vanina Abati, di quella bellissima Madonna, è pieno di vibrante lirismo, lasciando dentro di noi qualcosa di intangibile ed un senso di grande mistero.

E' una scena in cui si assiste ad un vero e proprio brano indiretto di critica d’arte: un’ecfrasi di Dominici\Delon che è un’immersione totale ed improvvisa nell'affresco di Piero della Francesca: la macchina da presa stacca tramite un close up sul viso della Madonna, mentre Delon fuori campo comincia a parlarne:

"Eccola, nel 1460 la comunità contadina di Monterchi, ordinò a Piero questa Madonna. Gli autori della commissione non erano Papi, né principi, né banchieri, e può darsi che all'inizio Piero abbia preso il lavoro un po’ sottogamba. Malgrado questo, ecco il miracolo di questa dolce contadina adolescente, altera come la figlia d’un re. Il silenzio della campagna intorno a lei è così compiuto; finora probabilmente si è divertita a confidarsi con le sue bestie, le chiama per nome e… e ride. Poi a un tratto è tutto finito poiché attraverso i secoli, il destino ha scelto proprio la sua purezza. Lei ne sembra compresa ma non felice, forse già sente oscuramente che la vita misteriosa che giorno per giorno cresce in lei, finirà su una croce romana come quella d’un malfattore". E secoli dopo un grande poeta, [Dante Alighieri] le si rivolgerà con queste sublimi parole: "Vergine madre, figlia del tuo figlio, umile ed alta più che creatura, termine fisso d’eterno consiglio, tu sei colei che l’umana natura nobilitasti, sì che il suo fattore, non disdegnò di farsi sua fattura. Probabilmente non avrebbe neanche capito."


In una Rimini livida ed invernale, ancor più desolante di quella descritta a suo tempo da Fellini ne "I vitelloni" (1953), si consuma fino alle estreme conseguenze l'amore del professore di liceo Daniele Dominici per la bellissima e chiacchierata allieva Vanina Abati; tutt'intorno, perdigiorno incarogniti od ambigui, madri ruffianamente complici, antiche amanti ormai divenute quotidiana attossicazione.

Cappotto di cammello, aria trasandata, sembiante da maudit rimbaudiano, Daniele è personaggio letterario che tuttavia avvince e convince: intorno a lui un magnifico concertato di attori, Lea Massari ex-compagna sfatta e dolente, Giancarlo Giannini stillante malinconica consapevolezza dai pori d\'una noncuranza di facciata, Alida Valli genitrice indegna e astiosa.

Ed a menar la danza Zurlini, cineasta appartato e sensibile, che qui s'apre ad una sorta di autoritratto partecipato e financo sofferto: c'è certo molto di lui in questo Daniele, apprendista cinico perennemente rinviato a settembre, accanito giocatore d'azzardo che incanto folgora dinanzi alla visione della "Madonna del Parto" di Piero della Francesca.

La passione febbrile, ansiogena, sfinente che lega i due protagonisti si svolge nel segno appena celato del cupio dissolvi: la prima notte di quiete, titolo scelto da Daniele per un libriccino giovanile di poesie dedicato ad una giovanissima cugina suicida, è metafora di morte, assillo autodistruttivo che cerca i modi per concretarsi.

Ce n'è già un presagio nell'unica notte d'amore ch'egli trascorre con la diletta Vanina: dopo il cercarsi spasmodico dei corpi, l'irruzione della verità attraverso la furia malevola di chi non tollera illusioni di purezza; e la rabbia della scoperta, quel sogno d'innocenza perduto. Come fosse un annuncio calcolato, un'anticipazione: di lì a poco, quasi invocata con struggimento, la fine della corsa.

Titolo originale: La prima notte di quiete
Lingua originale: italiano
Paese: Italia/Francia
Anno: 1972
Durata: 132 min
Colore: colore
Audio: sonoro
Genere: drammatico
Regia: Valerio Zurlini
Soggetto: Valerio Zurlini
Sceneggiatura: Enrico Medioli, Valerio Zurlini
Fotografia: Dario Di Palma
Montaggio: Mario Morra
Musiche: Mario Nascimbene
Tema musicale: Domani è un altro giorno (Calabrese-Chesnut) eseguita da Ornella Vanoni
Scenografia: Enrico Tovaglieri
Costumi: Luca Sabatelli
Trucco: Amato Garbini
Produttore esecutivo: Averroé Stefani
Casa di produzione: Mondial TE.FI., Roma - Adel Films (Alain Delon), Parigi
Distribuzione (Italia): Titanus
Alain Delon: Daniele Dominici
Sonia Petrova: Vanina Abati
Giancarlo Giannini: Spider
Lea Massari: Monica, compagna di Dominici
Adalberto Maria Merli: Gerardo Pavani
Salvo Randone: il preside
Alida Valli: madre di Vanina
Renato Salvatori: Marcello
Nicoletta Rizzi: Elvira
Fabrizio Moroni
Patrizia Adiutori
Olga Bisera
Sandro Moretti
Krista Nell
Liana Del Balzo: madre di Daniele

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