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ITALIAN WINE BRANDS

ITALIAN WINE BRANDS Arriva in Borsa la prima società italiana del vino
IWB nasce dall’aggregazione fra due grosse realtà del settore, Giordano Vini e Provinco Italia. Niente vigneti, ma impianti di vinificazione, stoccaggio e imbottigliamento di assoluta avanguardia. Oltre il 65% del fatturato all'estero. Prevista già nel 2015 un'acquisizione. Focus sui multipli...




E’ fissato per domani, giovedì 29 gennaio, il debutto in Piazza Affari della prima società italiana del settore vinicolo, Italian Wine Brands [IWB.MI], che  nasce dall’aggregazione fra due grosse realtà del settore, Giordano Vini e Provinco Italia.

La piemontese Giordano Vini, che faceva capo al fondo Pep (Private Equity Partners), produce vini e li vende prevalentemente attraverso la propria struttura di distribuzione diretta al consumatore  (web e call center).  Provinco, con sede a Rovereto (Trento),  produce vini e li commercializza  esclusivamente all’estero attraverso la grande distribuzione organizzata.

A mettere insieme le due aziende ci ha pensato Ipo Challenger, l’evoluzione della Spac (Special purpose acquisition company) milanese ideata dal gruppo Electa e promossa da Simone Strocchi, Luca Giacometti e Angela Oggioni, lo stesso team che attraverso la Spac Made in Italy 1 ha già portato in Borsa con successo  SeSa, società toscana che opera nella distribuzione di soluzioni IT.

L’Italia è il primo produttore al mondo di vini con 52,4 milioni di ettolitri l’anno ed è anche il primo esportatore con 20,3 milioni. In questo quadro, IWB (Italian  Wine Brands) si colloca al quinto posto fra le grandi aziende italiane con  oltre 40 milioni di bottiglie prodotte nel 2013 e ricavi  pari a circa 140 milioni di euro. L’Ebitda proiettato a fine esercizio 2014, in ragione dei dati pro forma a settembre 2014 e della stagionalità tipica del business, è di 13-14 milioni e l’utile netto di 5 milioni di euro.

E’ fuori strada chi immagina che il gruppo IWB possieda ettari ed ettari di splendidi filari nelle più belle colline italiane.  “Abbiamo scelto queste due aziende – spiega Simone Strocchi, che oltre ad essere presidente di Ipo Challenger è  vicepresidente di IWB – perché sono complementari ed entrambe si caratterizzano per una visione avanzata del business del vino: la terra, purtroppo, richiede forti immobilizzazioni di capitali con rese molto basse. IWB non ha terreni, ma ha impianti di vinificazione, stoccaggio e imbottigliamento di assoluta avanguardia ad Alba (Cuneo) e in Puglia: con questi presidia la parte a maggiore valore aggiunto dell’industria del vino, insieme alla distribuzione”.  

IWB compra uve e mosti e realizza oltre 160 etichette di vini diversi, di cui oltre un centinaio sono Doc, Docg, Igp e Igt. I suoi prodotti appartengono alla fascia cosiddetta “popular premium” con un buon rapporto fra qualità e prezzo.  Il 65% della produzione è indirizzato all’estero e i Paesi principali sono Germania (24%), Svizzera (11%) e Austria (9%).
 
Le tappe dell’aggregazione hanno visto gli azionisti di Giordano Vini e di Provinco conferire il 100% delle due aziende a IWB. Successivamente Ipo Challenger, che aveva raccolto 52 milioni di euro con un collocamento privato di bond ad investitori professionali, ha sottoscritto un aumento di capitale riservato di IWB da 42 milioni di euro, ricevendo azioni ordinarie e warrant IWB [WIWB.MI], che sono andati in maggior parte a rimborsare gli obbligazionisti di Ipo Challenger, che sono diventati così i soci di Italian Wine Brands (definendone il flottante).
 
Alcuni  degli ex soci Giordano Vini hanno sottoscritto un aumento di capitale di complessivi ulteriori 3 milioni di euro.
La società vinicola si presenta al mercato con un flottante pari al 77% circa del capitale costituito da  azioni ordinarie per un valore di 53 milioni di euro, che saranno trattate sul segmento Aim di Borsa italiana.  Il capitale totale di IWB sale a quasi 67 milioni di euro aggiungendo 13,7 milioni di euro rappresentati da azioni riscattabili al servizio di un meccanismo di ristoro economico a vantaggio di IWB e del mercato, se non saranno raggiunti predefiniti obiettivi di performance.
 
Alessandro Mutinelli, l’ex proprietario di Provinco,  ha circa il 15%  delle azioni ordinarie  e gli ex soci Giordano  circa il 5,7%. Entrambe le quote sono vincolate da un lock up di due anni.  I patti prevedono che se IBW realizzerà determinati obiettivi di redditività (l’utile netto deve crescere del 15% all’anno sia nel 2015 che nel 2016) gli ex soci Giordano potranno godere pienamente delle 13,7 milioni di azioni riscattabili già emesse a loro favore al momento del conferimento del 100% di Giordano Vini: nel frattempo queste azioni sono escluse dalle negoziazioni in Borsa e sono comunque sottoposte a lock up. Al raggiungimento degli obiettivi di performance stabiliti, queste azioni saranno convertite in azioni ordinarie, mentre in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi le azioni riscattabili saranno ritirate, a compensazione di un obbligo di ristoro economico a carico degli ex soci Giordano Vini a favore di IWB.
 
I warrant hanno una durata di 5 anni e acquisiranno il valore dato dalla differenza tra il prezzo medio mensile dell’azione IWB e 9,5 euro.
 
A guidare l’azienda saranno lo stesso Mutinelli, con la carica di amministratore delegato per l’attività ex Provinco, e Simon Pietro Felice, amministratore delegato per l’attività Giordano. I soci hanno scelto come presidente Mario Resca (nella foto), l’ex presidente di McDonald’s Italia.  Amministratore indipendente è stato designato Gino Lugli (amministratore delegato di Ferrero in Italia).
 
Il debutto in Borsa è previsto sul segmento Aim dove saranno quotate sia le azioni ordinarie che i warrant,  ma IWB, ha già previsto di passare al listino principale.  Dice Strocchi: “IWB nasce con una solida patrimonializzazione, cassa disponibile e debito contenuto. Il nostro obiettivo è quello di sviluppare sinergie tra le società consolidate (Giordano e Provinco) e di operare come polo aggregante nel settore italiano del vino, per cui sicuramente cresceremo anche comprando altre aziende. Con la terza aggregazione, che contiamo di realizzare già nel 2015, chiederemo il passaggio al mercato principale di Borsa italiana”.
 
IWB arriva in Borsa  in un contesto dove i sottoscrittori delle obbligazioni di IPO Challenger, che rappresentano il primo flottante della società, hanno pagato le azioni 10 euro l’una, con Ubi che  opera come Nomad e Intermonte (società editrice del sito www.websim.it) in qualità di specialista.  Sulla base dei risultati del primo semestre 2014, si può immaginare che l’utile netto dell’intero anno sia confermato a 5 milioni di euro.
 
A 10 euro per azione, la quotazione esprime un multiplo P/E di poco inferiore a 11volte. Andando alla ricerca di possibili paragoni, emerge che la tedesca Hawesko [HAWG.DE], che opera in Germania nella distribuzione di vini (circa 470 milioni di fatturato), è scambiata a Francoforte a un P/E 2014 di 22,5 e la francese 
Vranken-Pommery Monopole [VRKP.PA], produttore di vino semi-integrato con ricavi pari a 320 milioni, a 18,5 volte. 

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