A Rossano in Calabria riscoperta l'oliva bianca
La ricerca a cura della Coldiretti. Dall'antica pianta leucolea si ottiene l'olio del Crisma. La raccolta destinata alla produzione di olio da impiegare nelle funzioni religiose.
La ricerca a cura della Coldiretti. Dall'antica pianta leucolea si ottiene l'olio del Crisma. La raccolta destinata alla produzione di olio da impiegare nelle funzioni religiose.
Non molti sanno dell’esistenza delle cosiddette “Olive Bianche”, una rara specie, ormai quasi del tutto perduta. Questa pianta, che ai tempi della Magna Grecia era diffusa in tutta la Calabria, soprattutto nei pressi del monasteri basiliani, (luoghi dove i monaci si ispiravano alla regola dettata da San Basilio Magno) veniva chiamata “leucolea”, che significa appunto bianca oliva, per la caratteristica delle sue drupe che restano di colore bianco anche quando raggiungono la piena maturazione.
“Da tali olive – spiega la Coldiretti di Rossano che cura questo studio - si ottiene un olio chiarissimo, che in passato era chiamato "olio del Crisma", utilizzato per ungere i designati alle alte cariche imperiali bizantine, nelle cerimonie per l'incoronazione degli imperatori, e soprattutto come olio sacro nelle funzioni religiose quali: battesimo, cresima, unzione dei malati, ordinazione dei sacerdoti e vescovi; tale olio veniva inoltre utilizzato per alimentare le lampade nei luoghi sacri perché bruciando produce poco fumo. Per tale ragione i monaci coltivavano con impegno e cura la rara leucolea, nei pressi dei Monasteri. E' risaputo che, con il diffondersi del monachesimo basiliano nel mezzogiorno d'Italia, tra il VII secolo d. C. e X secolo, la coltivazione dell'ulivo abbia ricevuto un notevole impulso”.
Dopo la raccolta la leucolea è stata destinata alla produzione di olio da impiegare nelle funzioni religiose (visto che la combustione non produce fumi). Al momento ancora non c’è attività di vendita e questo è dovuto alla scarsità di piante che, tra l’altro, sono utilizzate per alcune ricerche scientifiche.
“Queste piante, come tutti gli ulivi – conclude la Coldiretti -, si prestano ad essere innestate. Si consiglia di avviare l’innesto nel mese di marzo”.
“Da tali olive – spiega la Coldiretti di Rossano che cura questo studio - si ottiene un olio chiarissimo, che in passato era chiamato "olio del Crisma", utilizzato per ungere i designati alle alte cariche imperiali bizantine, nelle cerimonie per l'incoronazione degli imperatori, e soprattutto come olio sacro nelle funzioni religiose quali: battesimo, cresima, unzione dei malati, ordinazione dei sacerdoti e vescovi; tale olio veniva inoltre utilizzato per alimentare le lampade nei luoghi sacri perché bruciando produce poco fumo. Per tale ragione i monaci coltivavano con impegno e cura la rara leucolea, nei pressi dei Monasteri. E' risaputo che, con il diffondersi del monachesimo basiliano nel mezzogiorno d'Italia, tra il VII secolo d. C. e X secolo, la coltivazione dell'ulivo abbia ricevuto un notevole impulso”.
Dopo la raccolta la leucolea è stata destinata alla produzione di olio da impiegare nelle funzioni religiose (visto che la combustione non produce fumi). Al momento ancora non c’è attività di vendita e questo è dovuto alla scarsità di piante che, tra l’altro, sono utilizzate per alcune ricerche scientifiche.
“Queste piante, come tutti gli ulivi – conclude la Coldiretti -, si prestano ad essere innestate. Si consiglia di avviare l’innesto nel mese di marzo”.
Commenti
Posta un commento