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Piccoli Comuni, bene Comune. Al via la Convention d'Autunno delle Città del Vino

Divulgazione della cultura della vite e del vino, nuovo Piano Regolatore, Marketing territoriale, Associazionismo, Ricerca, Formazione: questi i grandi temi alla prossima Convention d’Autunno delle Città del Vino, rete italiana di 450 Comuni a vocazione vitivinicola, in programma a Conegliano e Valdobbiadene (Treviso) dall’11 al 13 novembre.  


Qualità, identità, storia, sviluppo, democrazia, solidarietà. Oggi i valori intrinsechi ai cosiddetti territori “minori” sono minacciati da progetti di riorganizzazione amministrativa molto attenti ai costi finanziari ma poco lungimiranti, come le fusioni e gli accorpamenti per gli enti sotto i 5mila abitanti, che rischiano di creare confusione nel sistema delle denominazioni di origine con effetti collaterali anche sul turismo del vino. 

I territori e i piccoli Comuni ricchi di eccellenze enogastronomiche sono centrali per la democrazia, per la biodiversità, la qualità dell’offerta enoturistica, la cultura e il patrimonio artistico, monumentale e paesaggistico. Eppure le amministrazioni locali sono sempre in balìa di loro stesse, esautorate, sminuite nelle funzioni e minacciate da razionalizzazioni mosse da presunte ragioni finanziarie. Eppure ai Comuni, piccoli o grandi, spetta la gestione di tanti aspetti della vita pubblica, sociale e produttiva.

La Pianificazione urbana e rurale

Tra i temi che saranno portati all’assemblea dei sindaci un aspetto centrale del dibattito riguarda la pianificazione delle aree rurali e urbane. Tale Pianificazione al momento è ancora materia dei Comuni, salvo l'approvazione della legge sul suolo e la "supremazia" dello Stato per le opere di pubblica utilità, introdotta dalla riforma costituzionale. La pianificazione urbana è un terreno fondamentale per promuovere localmente, con l’impegno dei Comuni e il coinvolgimento di associazioni e privati, uno sviluppo sostenibile del territorio che parta da una rilettura delle vocazioni autentiche e da uno “statuto dei luoghi”. Proprio per accompagnare i sindaci verso un sviluppo sostenibile dei territori le Città del Vino hanno elaborato già da alcuni anni uno strumento prezioso come il Piano Regolatore delle Città del Vino, che disciplina e regola l’urbanizzazione e l’uso del suolo con i temi cari alla sostenibilità: gestione endogena delle risorse locali, conservazione della biodiversità, tutela del paesaggio, mobilità dolce, salute e qualità della vita dei cittadini, dinamiche economiche, occupazionali e sociali. Ma il PRG è anche uno strumento in continuo aggiornamento, che sta inglobando concetti ed esigenze nuove legate all’accessibilità per i disabili, ai cambiamenti climatici e all’urban food planning, la pianificazione economica del cibo al livello urbano, inteso come area vasta e non come singolo Comune.

Fusioni e accorpamenti dei piccoli Comuni

Un altro tema all’ordine del giorno è quello della paventata obbligatorietà dell’accorpamento dei piccoli Comuni sotto i 5mila abitanti. Fusioni obbligatorie che non considerano e approfondiscono il nesso tra comunità, eccellenze e identità gastronomiche e qualità della vita e dell’ambiente. L’obbligo d’accorpamento sotto i 5mila abitanti rischia di creare molta confusione ed effetti collaterali sul sistema delle denominazioni d’origine italiana con riflessi negativi anche sull’enoturismo, la produzione, l'etichettatura, la promozione e la buona tenuta dei territori rurali. Un problema che vale per i territori cosiddetti “minori” che registrano punte di eccellenza agricola e vinicola. Un conto sono le funzioni amministrative, un altro la rappresentanza degli interessi e del valore che le amministrazioni locali hanno in dote per storia, tradizioni, patrimonio e comportamento.
Ci possono essere ruoli e competenze (e quindi anche risorse) che permettano ai Comuni di  salvare le proprie identità? Ad esempio promuovendo strutture snelle di associazionismo e coordinamento intercomunale per una maggiore omogeneità ed efficienza dei servizi pubblici o per politiche di area coerenti?  Occorrerebbe incentivare questa via, invece di sprecare denaro pubblico per finanziare processi di fusioni che implicano la cancellazione dei Comuni.

L'importanza delle reti e dell'associazionismo

Difendere le autonomie locali, come recita l’articolo 5 della Costituzione, non vuol dire fare da soli. Le reti territoriali in grado d’integrare le strategie di amministrazioni locali, imprese e società civile - e tra queste quelle sostenute dall’associazionismo di prodotto e identità - rappresentano un’importante risorsa organizzativa per politiche integrate sul corretto governo del territorio, sulla rigenerazione degli insediamenti urbani e la valorizzazione dei beni comuni.
Ma davanti al protrarsi del processo di riordino degli enti locali e di definizione di una strategia nazionale per le aree interne, gli stessi Comuni sembrano manifestare una certa “stanchezza” sui temi del “fare sistema” e del “mettersi in rete”, che pure - soprattutto sulle specifiche filiere dell'agroalimentare e del turismo - potrebbero essere strumenti eccezionali per la realizzazione di strategie e politiche di sviluppo locale, sostenibili e di qualità.
La rete dei Comuni italiani costituisce invece un prezioso “serbatoio” di partecipazione democratica, volontariato civico, impegno per la propria comunità, per  il sostegno allo sviluppo, la sostenibilità ambientale, la gestione e la tutela del territorio. Il lavoro spesso quasi volontario di migliaia di sindaci rappresenta - per il rapporto quotidiano e diretto tra i cittadini e gli amministratori che è pratica corrente nelle piccole comunità - un momento importante di democrazia, vitale in una fase storica che registra al contrario un pericoloso allontanamento tra cittadino e istituzioni.

La divulgazione della cultura della vite e del vino

Come dimostra l'esperienza del comune di Urzulei (Nuoro), anche nella valorizzazione della cultura della vite e del vino e del patrimonio rurale e paesaggistico esistono grandi spazi di lavoro e interazione, anche sfruttando le reti “civiche” di promozione delle identità territoriali. In questa veste assume nuovo rilievo l'azione di “rete” a livello europeo promossa dall'Associazione Iter Vitis che può contribuire a  dare ancora più valore a quei territori in cui l’antica cultura del vino caratterizza ha creato luoghi unici e irripetibili, ma anche attraverso l’offerta integrata di servizi turistici, attività di comunicazione, progetti di ricerca e  programmi di cooperazione transnazionale.
Assume particolare significato anche la recente proposta di aprire la base associativa di Città del Vino a singoli cittadini, amanti del buon vivere e del buon bere, con l’obiettivo di coinvolgerli nelle finalità istituzionali dell’Associazione e potenziare la partecipazione alle iniziative di turismo enogastronomico locali.

Il marketing territoriale

Specialità agroalimentari, feste e sagre, paesaggi, arte, monumenti e tradizioni, eccellenze d’ogni tipo: è difficile trovare una Città del Vino che, oltre  al vino, non possa vantare almeno una o più di una di queste ricchezze. Ma per comunicarle e promuoverle è necessario il ruolo consapevole di amministratori, cittadini e imprese. Il marketing territoriale, salvo eccezioni, è invece purtroppo ancora poco efficace se non addirittura pressoché inesistente perché sganciato da una reale coscienza civica del patrimonio territoriale. Oggi la maggior parte delle pagine online dei Comuni (e delle aziende vinicole)  offre una informazione estremamente disomogenea, carente, confusionaria, inesatta, frammentaria, poco aggiornata e spesso poco o nulla attraente dal punto di vista della grafica.
Possono i Comuni ovviare alla scarsità di risorse accompagnando processi virtuosi (Strade del Vino, tecnologie innovative di informazione, etc.) attraverso la tassa di soggiorno o altre forme di fiscalità locale? Questi e altri gli interrogativi che saranno affrontati durante la Convention.

Le relazioni con il mondo della ricerca e della formazione

Infine il tema delle relazioni con la ricerca e la formazione. Tradizione e formazione sono due pilastri per costruire, replicare e tramandare un patrimonio culturale che diventa anche risorsa economica. Il ruolo della formazione e della ricerca è di fondamentale importanza per costruire un tessuto sempre più ampio d’analisi, competenze, capacità innovative e mentalità imprenditoriali per rafforzare il valore economico, culturale e identitario delle produzioni locali. Dal punto di vista del territorio e dei Comuni è necessario un nuovo e più vitale rapporto con il mondo della ricerca e dell’università, a partire dagli atenei ove sono attivi corsi di laurea, master o altre iniziative in scienze gastronomiche, scienze turistiche, enogastronomia e turismo, o dalle esperienze formative di eccellenza come la summer school sul paesaggio agrario di Reggio Emilia.

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